Sono 11 i volontari tuttora in servizio, tra quelli avviati il 15 gennaio 2020 con l’APS Il Portico ONLUS di Dolo (VE). Questi giovani si sono trovati a dover fronteggiare le conseguenze dell’emergenza Covid-19 nell’assistenza a persone in condizioni di fragilità: minori, come per Francesca Nalato (23 anni) e John Sebastian Baldan (21 anni) nelle sedi di Casa Nostra a Dolo (Ve); adulti, come per Irene Bello (20 anni), Francesco Olive (19 anni), Elia Merlo (20 anni), Kathleen Cristina Nogueira Alves (21 anni), Francesco Giani (19 anni), Giulia Fogarin (19 anni), nella sede dell’ente capofila “Il Portico”; minori, famiglie e adulti come per Daiana Caltanella (27 anni) e Cecilia Zanella (19 anni) presso la Fondazione Guido Gini a Mirano (Ve); anziani, come per Elena Borsetto (27 anni) al Comune di Fossò (Ve). Tutti hanno scelto in piena libertà e con prontezza, consapevoli della responsabilità che hanno non solo nel loro servizio ma anche nel gestire il rischio di contagio. Tutti esprimono l’intenzione di non tradire un legame che si è creato nel pur breve tempo con le persone a cui si dedicano; tutti hanno capito che chi vive in situazioni delicate è più a rischio perché deve sopportare oltre alla sua condizione anche l’isolamento e le piccole frustrazioni quotidiane a cui l’emergenza costringe. Per Francesco G. il Servizio Civile è un’esperienza che è diventata più importante di quanto non potesse nemmeno immaginare; Per Elia è proprio questo il momento in cui il servizio civile diventa davvero rilevante, essenziale per la comunità: non esserci sarebbe come tradire l’ideale stesso del servizio; Francesco O. vive un sentimento che non si sarebbe mai aspettato, quasi d’altri tempi… si sente “fiero” di quello che fa; Giulia vive una vera e propria sfida con sé stessa perché affronta una situazione assolutamente inedita e rischiosa. Irene e Kathleen sanno che il loro servizio è un vero e concreto aiuto al prossimo soprattutto in questo momento in cui “gli ultimi” rischiano di essere ulteriormente dimenticati. Cecilia, consapevole della provvisorietà della sua presenza, ha sentito di essere necessaria proprio in questo frangente più che in altri. Francesca ha risposto con un pronto “sì” per ricambiare tutto ciò che si sente di aver già ricevuto, con persone che hanno creduto in lei. Daiana ha deciso di continuare proprio per combattere e vincere la paura di contrarre il virus e aiutare chi, nella sua vita, si trova molto più in difficoltà di lei. John Sebastian parte da una semplice considerazione: “Se ho tempo e posso dare una mano… perché non farlo? Questa situazione non è facile per me figuriamoci per i ragazzi che seguo”. Elena infine, sulla stessa scia, conferma: “Se non lo facciamo noi giovani ora… chi dovrebbe mettersi in gioco?”.
Altri come loro, avviati nella rete territoriale de “Il Portico”, attendono di sapere se potranno contribuire in qualche modo all’emergenza, essendo impiegati in progetti che sono stati sospesi.
Tanti sono gli aneddoti che questi giovani raccontano del loro servizio quotidiano, un modo per “normalizzare” una situazione tutt’altro che normale e tutt’altro che visibile. Anzi silenziosa e anonima, ma vissuta con impegno ed un po’ di sana ironia, come esprime il nome con il quale si sono ribattezzati: “0019 agenti segre(ga)ti” in azione.
Il Portico e gli enti di accoglienza della rete sono grati ai volontari di Servizio Civile Universale che si stanno prodigando in questa emergenza e ora come non mai sostengono l’importanza reale e simbolica della loro opera di difesa della patria in modo coraggioso e nonviolento.
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